ROOKIES (2)
L'atmosfera che traspare dalle pagine di ROOKIES risulta talmente realistica che si ha quasi l'impressione di trovarsi di fronte a personaggi in carne ed ossa.
Non c'è traccia di approssimazione grafica: anche i tratti distintivi dei personaggi secondari sono resi con grande dovizia e precisione.
Morita dimostra il suo talento soprattutto nel riprodurre la mimica facciale dei protagonisti, caratterizzandoli con smorfie esilaranti. Le uniformi sportive e le divise scolastiche sono tratteggiate con precisione millimetrica, le attrezzature sono vivide e lo stesso si può dire degli sfondi, degli interni della scuola, delle diverse aree del campo da gioco e le tribune degli stadi.
Il disegno dinamico unito a un realismo tecnico quasi ossessivo costituiscono gli elementi ideali per narrare una partita di baseball. Alcuni lettori a digiuno di baseball potrebbero trovare noiosa la descrizione dettagliata dei lunghi incontri che riempiono le pagine della seconda parte della storia. Invece, per gli appassionati di questo sport, ROOKIES riesce a catturare l'attenzione come pochi altri manga.
Scorrendo certe vignette si ha come l'impressione di assistere a una partita reale. Il dieci e lode obbligatorio che premia l'incredibile realismo grafico del manga viene tuttavia abbassato da alcune iperbole riguardanti il lato agonistico. Morita non ha resistito alla tentazione di creare dei super atleti e l'andamento utopistico delle grandi rimonte del Nikogaku non giustifica il fatto che si abbia a che fare con dei talenti dalle grandi potenzialità.
ROOKIES e BLUES
Prima di intraprendere con successo la strada del baseball, dal 1988 al 1997 Morita Masanori catturò l'attenzione di molti lettori grazie alle vicende del personaggio di Maeda Taison, il bulletto protagonista di Rokudenashi Blues (Blues, il buono a nulla). Il concetto alla base di questo manga ricalca a grandi linee quello di ROOKIES e riguarda l'universo sommerso di una parte della gioventù nipponica che dimostra di non sopportare il sistema nel quale vive, ma che in qualche modo è obbligata a conviverci e a rispettarlo.
La crescita a livello umano e agonistico dei ragazzi fa da cornice al sogno che li conduce al mitico stadio Koshien, in una trama che richiama il giovane pugile Taison, desideroso di salire in cima al mondo della boxe. Il nome Taison è un omaggio al campione di pugilato Mike Tyson. Purtroppo Rokudenashi Blues non è ancora stato pubblicato in Italia, ma sarebbe una lettura consigliata a chiunque voglia immergersi, con dosi di realismo, nella vita di un liceale ribelle e scapestrato.
CURIOSITÀ
Il liceo Futakotamagawaen, soprannominato Nikogaku, attinge ad alcune idee che da tempo frullavano nella testa di Morita. La prima riguarda il liceo Jindai di Tokyo, che gli fornì gran parte delle ispirazioni per la sua storia. La seconda, importante dal punto di vista affettivo, riguarda la Ritto Chugakko, la sua scuola media, situata nella prefettura di Shiga. Ritto è anche in nome della città dove, nel dicembre del 1964, nacque Morita. L'omaggio alla sua vecchia scuola media non finisce qui: sfogliando il manga, si scopre che l'asso Kawagami del Liceo Sasazaki, rivale del Nikogaku, proviene proprio da un istituto che porta quel nome. Inoltre, il Nikogaku, in occasione di una partita amichevole, affronta un liceo di una zona confinante che, manco a dirlo, si chiama Ritto.
Per un resoconto più dettagliato sulle acconciature giovanili e sulle uniformi in voga in nel periodo a cavallo degli anni Duemila, Morita consultò Tokyo Street News, una celebre rivista che teneva aggiornati gli studenti della metropoli riguardo alla moda e alle tendenze. Nel quinto volume di ROOKIES, capitolo 42, pagine 94 e 95, viene menzionata proprio quella rivista (che chiuse i battenti nel 2002).
Circa il lato tecnico e sportivo, a dire il vero, Morita si concede alcune licenze che andrebbero a urtare col rigido mondo del baseball studentesco giapponese. Alcune fasi di gioco sono state concepite come se si stesse svolgendo un incontro tra professionisti. A questo proposito, basta osservare il comportamento degli arbitri di casa base: nel manga chiamano lo strikeout in modo molto teatrale, all'americana, mentre nella realtà del baseball liceale mantengono un comportamento molto più sobrio.
Inoltre, gli arbitri sulle basi non permetterebbero mai a degli studenti di sputare per terra durante le pause di gioco o di gettare gli elmetti a terra dalla rabbia (cosa che invece viene lasciata correre tra i professionisti). Nel manga, la saliva e certi atteggiamenti stizziti si sprecano e poco ci manca che i nostri giovani eroi si mettano a masticare chewing gum o tabacco durante la partita. Ma ci sarebbe dell'altro: il lanciatore liceale che viene sostituito durante il match non si getta a peso morto sulla panchina, sbuffando alle spalle del coach (comportamento tipico dei professionisti e di Aniya...), bensì si toglie il cappello, si inchina e si accomoda velocemente al posto di quello entrante.
Tra i fan di ROOKIES c'erano parecchi giocatori professionisti, a cominciare da Miura Daisuke, l'ex lanciatore degli Yokohama Baystars, noto in Giappone come Hama no bancho (il capoccia di Hama, dove Hama sta per Yokohama). Si tratta di un veterano riconoscibilissimo per il suo taglio di capelli in stile pomp. A questo proposito, ogni somiglianza con il ricevitore dei Rookies Wakana Tomochika non è puramente casuale.
Anni fa, a causa dei pressanti ritmi lavorativi, Morita ebbe un improvviso crollo fisico che lo costrinse per un po' di tempo a camminare sulle stampelle. Si dice che l'autore, consapevole della sua precaria situazione fisica, avesse già elaborato alcuni sottotrame che gli avrebbero garantito un congedo precauzionale nel caso di un'interruzione improvvisa. E così accadde. Ciò sembra essere il motivo principale che portò, nel 2003, alla repentina conclusione di ROOKIES.
(2- fine)





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