Scuola e baseball, considerazioni generali
Il torneo estivo di baseball del Koshien e le eliminatorie di luglio rappresentano la competizione giovanile più aperta e accessibile dell'intero panorama sportivo giapponese.
Ogni scuola, anche la meno conosciuta, ha la possibilità di partecipare e teoricamente sperare di raggiungere la grande finale.
Tuttavia, ormai l’idea di una scuola sconosciuta che arriva in fondo sembra realizzarsi solo nelle pagine di un manga. Nonostante ciò, il motto una chance per tutti è ciò che rende il torneo estivo così affascinante.
Il Koshien estivo di agosto è una competizione dura e spietata che non perdona alcun errore, che stronca al primo passo falso. È proprio questo aspetto drammatico che aggiunge fascino e rende il torneo un appuntamento sportivo imperdibile durante la lunga e calda estate giapponese. Questa intensità è il motivo per cui i giapponesi preferiscono il torneo estivo a quello più esclusivo che si tiene in primavera.
Inizio con alcune informazioni generali per inquadrare la situazione. La fase finale del torneo si svolge allo stadio Koshien, casa degli Hanshin Tigers, e coinvolge 49 squadre: una per ognuna delle 47 prefetture, più una squadra aggiuntiva per Tokyo (est e ovest) e Hokkaido (nord e sud).
Lo stadio Koshien si trova a Nishinomiya, nella prefettura di Hyogo, e non a Osaka, come spesso si crede. Le eliminatorie partono a fine giugno, poco prima della stagione delle piogge, con il torneo che inizia a Okinawa e prosegue nelle altre prefetture fino all’ultima settimana di luglio.
Al termine delle eliminatorie regionali, durante la prima settimana di agosto, tutte le scuole qualificate si riuniscono nel Kansai (l’area di Osaka) per la cerimonia del sorteggio che determina gli incontri del primo turno. La prima settimana di agosto si tiene la cerimonia di apertura al Koshien, seguita dalla partita inaugurale, dando così il via a due settimane di intensa passione sportiva.
Il Giappone è diviso in 47 prefetture; ognuna organizza il proprio torneo eliminatorio. La maggior parte ha almeno due squadre competitive con la concreta possibilità di qualificarsi per il Koshien, a differenza del calcio italiano, dove sono al massimo tre o quattro le squadre contendenti al titolo ogni anno. In Giappone, invece, circa un centinaio di squadre si contendono la qualificazione. Prefetture forti come Tokyo, Saitama, Hokkaido, Osaka, Chiba, Yokohama, Hyogo, Fukuoka e Aichi possono schierare fino a una decina di squadre di alto livello.
Il torneo estivo è aperto a oltre quattromila scuole, anche se la maggior parte è di livello medio-basso e viene eliminata già nelle prime fasi. Sulla carta, però, qualsiasi scuola rientrante nel restante venti per cento potrebbe vincere; perciò prevedere il vincitore è quasi un terno al lotto. Inoltre, i partecipanti sono studenti liceali che devono conciliare studio e sport, aggiungendo variabili che rendono il torneo unico e coinvolgente nel panorama sportivo giapponese.
Nel baseball giovanile giapponese, due aspetti fondamentali per il successo alle eliminatorie sono l'approccio emotivo alla competizione e la capacità di mantenere la concentrazione nei momenti decisivi. Spesso, raggiungere il Koshien è già considerato un grande successo, a prescindere dal risultato finale. Nelle gare regionali, battere storici rivali spesso è più gratificante che proseguire contro squadre sconosciute di altre prefetture. Per questo motivo, molti club arrivano quasi esausti alle finali di agosto, avendo speso energie e adrenalina durante le intense eliminatorie.
Per gli studenti del terzo anno, la sconfitta estiva rappresenta un crocevia simbolico: la fine dell’estate, della stagione sportiva e della loro esperienza liceale. È il tramonto di seishun, la loro giovinezza.
I piccoli club vengono spesso eliminati già nei primi turni, subendo umilianti called game (partite interrotte per manifesta inferiorità). L’ultima scuola meno quotata a qualificarsi fu il liceo Shumei nel 1992, che vinse le eliminatorie di Saitama con soli 21 atleti. Al Koshien, fu travolta 11-3 dal potente Tenri di Nara, ma rimane un esempio romantico di outsider, sarebbe stato perfetto per la sceneggiatura di un manga di Adachi.
Quanto agli squadroni del baseball liceale, sono scuole private che investono molto nello sport, reclutando i migliori talenti dalle medie e sostenendo il club con risorse e attenzioni simili a quelle di college americani. Le vittorie alimentano il prestigio e attirano nuovi studenti con sogni di carriera sportiva.
Per rafforzare il club, queste scuole cercano i ragazzi più promettenti, a volte offrendo pacchetti interessanti ai genitori. Il consiglio dell'allenatore, spesso ex-giocatore esperto, è determinante per valutare il potenziale. E se il ragazzo è davvero un talento, sceglierà di iscriversi a una scuola forte per emergere immediatamente.
Ogni anno, le scuole più importanti annoverano oltre un centinaio di giocatori distribuiti nei tre anni: senpai (terzo anno), kohai (secondo anno) e matricole (primo anno). Di questo gruppo, solo nove atleti scendono in campo come titolari, altri nove fanno panchina, e il resto rimane tagliato fuori. Solo diciotto atleti su cento scendono davvero in campo.
Le regole gerarchiche impongono la preferenza ai senpai, che dovrebbero garantire maggiore esperienza e affidabilità. Per una matricola, diventare titolare già dal primo anno è quasi impossibile e anche durante il secondo anno è raro; spesso non basta nemmeno sedersi in panchina. Con abilità e impegno, si può però guadagnare un posto al terzo anno. Gli atleti meno talentuosi si allenano a parte e tifano dagli spalti con la divisa del club.
Una squadra forte nasce e muore in una sola stagione. Vincere due anni di fila è un’impresa anche per club blasonati, perché il ricambio dei senpai comporta una perdita di giocatori chiave. Quando a settembre/ottobre i terzi anni lasciano il club, l’allenatore deve ripartire da zero con i più giovani, e solo raramente si riesce a vincere il Koshien per due anni consecutivi o entrambi i tornei (estivo e primaverile) nello stesso anno.
Una matricola iscritta in aprile potrebbe teoricamente giocare a livello finale per cinque anni tra tornei estivi e primaverili, ma è un’eccezione. Arrivare una volta in finale è già una vittoria, tornarci due anni di seguito è un’impresa; per questo esperienza e continuità sono difficili da acquisire. Nei manga, invece, spesso leggiamo situazioni improbabili: protagonisti talentuosi che migliorano all’improvviso una squadra debole, giocatori schierati in tutte le partite senza sosta, atleti con abilità da professionisti, avversari sconfitti in ultimo inning epici... ma la realtà è ben diversa.
Prendiamo il protagonista tipo: un lanciatore quindicenne che arriva dalla scuola media e si iscrive al liceo, magari accompagnato dall’amico ricevitore. Avere tre o quattro talenti insieme è raro, perché oggi scout e osservatori seguono attentamente le scuole medie, rendendo difficile che un giovane forte passi inosservato.
Immaginiamo, perciò, questi due casi:
Caso A. Un ragazzo promettente sceglie una scuola medio-piccola per avere più possibilità di giocare fin da subito. Partecipando a qualche partita nel primo anno, si guadagna la fiducia dell’allenatore e diventa titolare. La squadra è modesta, ma grazie a eventi favorevoli riesce a vincere qualche incontro.
Al secondo anno conferma il ruolo, la squadra vince uno o due turni eliminatori, poi viene eliminata da una testa di serie più forte.
Il terzo anno è decisivo: con esperienza, si gioca tutto nelle eliminatorie di luglio. La squadra avanza fino agli ottavi di finale, o magari ai quarti, ma alla fine il sogno finisce lì. Squadra eliminata e tutti a casa. A partire da settembre, il giocatore si dedica allo studio per l’esame universitario, sperando magari di continuare il baseball a livello accademico.
Caso B. Un ragazzo promettente sceglie invece una scuola forte, dove la concorrenza è spietata: decine di talenti si contendono un posto. Il primo anno si allena con le riserve, eseguendo compiti umili ma supportando i senpai. La gerarchia è rigida e nessuna matricola si lamenta, sapendo di essere scrutata da vice allenatori e coach.
Al secondo anno guadagna fiducia, si allena con i senpai, debutta in partita e comincia a giocare ufficialmente.
Al terzo anno è titolare. Lavorando con costanza, sfrutta al meglio quei mesi intensi e sa che la posta in gioco è tutta nelle eliminatorie di agosto. La squadra avanza fino ai quarti o semifinali, dove concentrazione, forma e fortuna diventano decisive. Se la squadra ha almeno due lanciatori validi, le chance aumentano, altrimenti il rischio è alto. Basta un imprevisto per compromettere tutto: un pasto sbagliato, un problema personale, un brutto voto… Una sconfitta può cancellare anni di sacrifici, ma una vittoria spalanca la porta del Koshien e rende l’estate indimenticabile.
Ad agosto del terzo anno cala il sipario sui vari tornei: il ragazzo del caso B ha giocato meno ma vissuto esperienze più intense, mentre il coetaneo del caso A ha partecipato di più ma con minore visibilità. Il primo potrebbe accedere facilmente a un’università prestigiosa con un buon club di baseball e, magari, essere notato dagli scout professionisti. Il secondo difficilmente farà il salto, a meno di un miracolo.
A novembre si tiene il draft professionistico: talvolta vengono scelti atleti che non hanno raggiunto il Koshien, ma si sono fatti notare per determinazione e talento. Di norma, però, gli scout puntano sui giovani che provengono dagli squadroni. Il baseball liceale rimane comunque una fucina fondamentale per i due campionati professionistici giapponesi e una buona carriera scolastica può davvero cambiare la vita a uno studente-atleta.




Commenti
Posta un commento