Kokokyuji Zawa san
Koko kyuji Zawa san è un titolo inedito in Italia.
Dopo essere stato pubblicato in versione a strisce su Monthly Big Comic Spirits a partire dall’estate del 2008, nell’aprile del 2009 il manga della talentuosa Mishima Eriko esce in volume rilegato con tutti i crismi: copertina verde e titolo con fregio impresso.
La protagonista è Miyakozawa Risa, una studentessa appena immatricolata al liceo Nissen Gakuin, situato nella zona occidentale della metropoli. Il Nissen Gakuin, prospiciente il fiume Tama di Tokyo, è una scuola mista considerata di livello medio: per intenderci, un istituto adatto a studenti non particolarmente portati per lo studio. Una sorta di ripiego per chi ha fallito l’esame di ingresso a licei più prestigiosi e non ha grandi pretese in ambito scolastico.
La lunghezza e la complessità del cognome Miyakozawa fanno sì che, nell’ambiente scolastico, i compagni le affibbino il soprannome Zawa-san. Sappiamo che è nata l’8 marzo, è alta un metro e settantadue e pesa cinquantanove chili. Abita nella zona di Mitaka, nel retrobottega del negozietto gestito dal nonno, ricavato da una hiraya (abitazione a un solo piano). Con lei vive anche il fratello maggiore Koji, studente del secondo anno nello stesso liceo e lanciatore titolare della squadra di baseball.
Zawa-san è una liceale normale, né più né meno come le altre studentesse. Le piace ridere, mangiare, dormire e, talvolta, persino studiare. Una sola cosa la distingue dalle coetanee: Risa è l’unica ragazza ammessa al club di baseball maschile del Nissen Gakuin, un liceo mediocre – come già detto – ma di una certa importanza nel panorama del baseball scolastico. Colpisce il fatto che Risa non si sia iscritta come manager, ma sia entrata nel club per fare la lanciatrice.
Ovviamente, l’intransigente Federazione di Baseball Liceale non le concede il permesso di scendere in campo durante gli incontri ufficiali. Risa può quindi soltanto partecipare agli allenamenti e, saltuariamente, essere schierata nelle partite amichevoli. Nulla a che vedere, dunque, con la storia di Pat, la ragazza del baseball.
Nella realtà del baseball liceale maschile, i progressi degli ultimi anni hanno trasformato quella che un tempo sembrava un’utopia in un obiettivo raggiungibile. Ciò non significa che le giocatrici approderanno automaticamente alla Lega professionistica; ma il processo è avviato, e presto o tardi i tifosi potrebbero avere piacevoli sorprese.
La passione per il baseball aiuta Risa ad accettare e persino apprezzare quel ruolo di ripiego, seppur parzialmente sotto i riflettori. Di solito, la protagonista fa gruppo con altri studenti del primo anno, in particolare Kusumoto Gen, Hanamura Akihito e Moriguchi Kentaro, tre ragazzi con i quali trascorre il poco tempo libero rimasto dopo gli estenuanti allenamenti.
I capitoli sono brevi, al massimo una decina di pagine, e si leggono tutti d’un fiato. Gli episodi sono autoconclusivi e ben pochi hanno collegamenti narrativi diretti. Alcuni balloon stupiscono per la veridicità grafica. Mishima Eriko riesce a raccontare le vicende quotidiane della ragazza all’interno del club in modo estremamente verosimile, vicino a quella che potrebbe essere la vita di una protagonista in carne e ossa.
Risa si impegna per convivere e farsi accettare in un ambiente maschile, sfidando schemi mentali rigidi e razionali, spinta soltanto dal suo amore per il baseball. In questo modo riesce a portare emozioni nuove nel club. Ma non è sempre facile vivere sotto i riflettori: i pregiudizi sono duri a morire, e talvolta trovare la forza di ricominciare non è immediato.
Questa novella Pat degli anni Duemila è un personaggio completamente diverso. Non deve essere stato facile, per Mishima Eriko, realizzare un manga che fosse al tempo stesso un omaggio al baseball e avesse una protagonista femminile, soprattutto in un contesto dove la donna tende a essere snobbata o persino osteggiata.
Qualcuno lo ha definito un manga per feticisti del baseball, ma niente paura: l’autrice offre brevi squarci di quotidianità legati allo sport, senza le interminabili partite che occupano pagine su pagine nei classici spokon manga. Qui ci sono pagine apparentemente banali che, tuttavia, sanno trasmettere l’atmosfera del quotidiano, quasi fino a farne annusare l’odore: un misticismo tradizionale, un mondo magico fatto di scaramanzie, abitudini e riti, elementi contagiosi che il baseball giapponese sa sprigionare.
Chiudo dicendo che l’incontro casuale con questo manga stava quasi per ingannarmi: ero convinto si trattasse della solita improbabile storia della ragazzina che sgomita per giocare a baseball, tra malintesi ed equivoci. Mai fidarsi delle apparenze.






Commenti
Posta un commento