Ninja bugeicho: un manga rivoluzionario senza precedenti (1)
Shirato Sanpei è una figura che si colloca al livello più alto tra gli autori di manga considerati leggendari.
Pare che Shirato fosse un uomo severo con gli altri e con sé stesso, uno che non disegnava se non era pienamente convinto. Inoltre, pare che Ninja bugeicho fosse un classico immancabile tra i manga disponibili nelle biblioteche di scuole medie e licei. Alcuni coetanei giapponesi mi hanno raccontato che avevano la tendenza, magari inconscia, a evitarlo come autore.
Un amico mi racconta che gli è sempre rimasta impressa nella mente l’immagine di tutta la serie di Ninja bugeicho accovacciata in un angolo polveroso della biblioteca della sua scuola media. La ricorda ancora per quell’aria imponente e soprattutto, sottolinea, per uno strano odore di muffa. Non si capacitava perché la tenessero nella sua scuola. Probabilmente perché, pensava, trattando il tema spinoso della lotta di classe dei contadini, forse era ben visto dagli ambienti vicini al sindacato degli insegnanti.
Il mio amico aveva la consapevolezza che Shirato fosse un autore interessante. Di lui aveva già letto opere considerate più disimpegnate come Sasuke il piccolo ninja.
Quanto a Ninja bugeicho, pur rispettando l'autore, tendeva a starne alla larga, poiché lo riteneva un manga, mi dice, pieno di noiose spiegazioni condite da qualche predica. Mi confessa che quella serie, da ragazzino, non riusciva proprio a digerirla. Di sicuro aveva influito il fatto che alcuni suoi compagni di classe l'avessero convinto che fosse un manga noioso.
La prima volta che gli capitò di approcciarlo seriamente, mi racconta, fu parecchi anni dopo, quando era già adulto e lavorava. Fu allora che capì che non era affatto un manga noioso, anzi. Tuttavia, la considera tutt'ora una serie decisamente pesante per un ragazzino e non la consiglierebbe come prima lettura per accostarsi a Shirato.
Il capolavoro in questione è intitolato Ninja bugeicho Kagemaru den (忍者武芸帳影丸伝, Taccuino delle Arti Marziali dei Ninja - Il racconto epico di Kagemaru).
È considerato una delle opere più influenti del movimento gekiga (manga realistici e maturi rivolti a un pubblico adulto), oltre a rappresentare una delle prime serie manga che intreccia narrazione d’azione, denuncia sociale e riflessione politica. Mentre, dal punto di vista tecnico, è un titolo che richiama l’idea di un manuale storico che illustra le cronache epiche delle arti e delle gesta degli shinobi, offrendo al lettore un senso di autorevolezza e di documento antico.
L'opera illustra un'ampia raccolta di tecniche, strategie e filosofie utilizzate dagli shinobi, con un focus particolare sulle arti marziali, le tattiche di spionaggio, e le abilità necessarie per sopravvivere e operare nell'ambiente spietato e pericoloso dell'epoca feudale.
Chi ha letto Ninja bugeicho ricorderà senz’altro con forza la scena del feroce scontro finale in cui viene descritta la morte della shinobi Akemi.
La donna, incinta del figlio di Jutaro, con il corpo appesantito dalla gravidanza, abbatte uno dopo l’altro numerosi nemici. Tuttavia, essendo in netta inferiorità numerica, finisce per essere fatta a pezzi in modo brutale, trovando una fine tragica. La scena si sviluppa per parecchie pagine e la sua costruzione è semplicemente impeccabile.
L’abilità con cui viene gestito il ritmo alternato tra lentezza e rapidità è eccezionale. Con una sapiente gestione degli angoli di ripresa e dei cambi di inquadratura, a volte persino con tagli audaci che ricordano tecniche cinematografiche, Shirato compone una sorta di magnifica fuga narrativa che si snoda per oltre venti pagine. Rappresentare questa velocità in immagini fisse è estremamente difficile. L’uso delle linee oblique da parte di Shirato fu, all’epoca, piuttosto innovativo.
Con l’avvento degli autori del genere gekiga, si iniziò a sovrapporre linee con un tratto ruvido per esprimere direttamente la forza e l’impeto. Shirato fu uno dei pionieri di questa tecnica. I suoi disegni trasmettono una sensazione fortissima di velocità, pur essendo immagini statiche. Dal punto di vista grafico, elevò di diversi livelli il concetto di realismo.
Anche la rappresentazione degli schizzi di sangue fu innovativa. Shirato si spinse oltre, cercando un’espressività ancora più realistica e cruda. I manga di Shirato sono spesso considerati sinonimo di scene cruente. Nei combattimenti tra shinobi, si vedono spesso arti che venivano tranciati di netto o teste mozzate. C’è probabilmente più di una persona che sarà rimasta traumatizzata, da ragazzino, dalle immagini delle teste decapitate esposte che si vedono nei suoi manga.
Tuttavia, l’innovazione di Ninja bugeicho non si limita al solo realismo dei disegni, né alla quantità di conoscenze e cultura che lo permeano. L’intera opera, un totale di 17 volumi, è, infatti, colma di una forza innovativa senza precedenti. Oggi, diciassette volumi potrebbero non sembrare molti, ma secondo gli standard dell’epoca erano una quantità notevole. All’epoca, i manga serializzati sulle riviste mensili occupavano due, quattro, al massimo otto pagine per episodio.
Quel manga di lunghezza epica, all'epoca, era considerato un’impresa irrealizzabile. Fu un’innovazione radicale, seconda solo alla comparsa dei manga di Tezuka Osamu subito dopo la fine della guerra. A proposito, ironia della sorte: mi raccontano che Tezuka si lamentasse del fatto che, fino a poco tempo prima, le scene in cui il corpo di Atomu veniva fatto a pezzi erano state criticate dai giornali, mentre nel giro di pochi anni i manga violenti di Shirato vennero sdoganati senza problemi.
(1- continua)



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