Touch: perché le giapponesi detestano Minami?
Durante un programma televisivo dedicato ai cartoni, trasmesso da un canale collegato al network Fuji Television, il personaggio di Asakura Minami (Touch, Prendi il mondo e vai) ha ottenuto la prima posizione nella categoria fidanzatina ideale.
Nonostante qualcuno abbia fatto notare che la classifica fosse condizionata da pregiudizi generazionali dei votanti, molti dei quali non più giovanissimi, resta il fatto che la popolarità di Minami sia davvero eclatante. Ma c’è anche il rovescio della medaglia.
GORO
"Perché le donne detestano Minami?", recitava un sondaggio del mensile GORO dei primi anni Novanta. GORO, appartenente all’universo editoriale di Shogakukan, pur avendo una struttura simile a quella di un rotocalco femminile, era in realtà una rivista rivolta prevalentemente a un target maschile giovane. I suoi contenuti spaziavano dalla moda alle auto, dai manga alle idol, includendo anche curiose rubriche dedicate alle tecniche per attirare l’interesse femminile. Per questo motivo GORO è oggi considerata una risorsa preziosa per comprendere i costumi e il modo di pensare della gioventù degli anni '70 e '80.
Col passare degli anni, tuttavia, la sua impostazione troppo generalista si trasformò in un’arma a doppio taglio. La rivista finì per naufragare a causa della crescente diversificazione della moda giovanile e del trend dominante durante il periodo del baburu, la famigerata bolla economica degli anni '90. Nacque infatti una pericolosa sovrapposizione con testate concorrenti che trattavano in modo settoriale e più specifico mondi come quello dei motori, dei nudi femminili o delle sottoculture urbane.
Sondaggio
Prima di sparire dalle edicole, GORO fece in tempo a pubblicare un sondaggio su Minami, il personaggio femminile di punta di Adachi Mitsuru. Ne emerse che molte lettrici, soprattutto nella fascia d’età compresa tra i venti e i quarant’anni, dichiararono di detestare Minami per i seguenti motivi:
1. Minami non dimostra alcuna ambizione, nonostante il talento
Sebbene sia un’atleta versatile e una potenziale stella della ginnastica ritmica, Minami non mostra l’ambizione di assumere un ruolo realmente attivo nella sua disciplina, dando l’impressione di allenarsi più per accontentare le compagne di squadra che per inseguire obiettivi personali.
Allo stesso modo, pur essendo intelligente e attraente, sembra incarnare quelle working women che, pur potendo ambire a diventare grandi inviate o conduttrici di prima serata, si accontentano di ruoli minori in varietà televisivi, coltivando il sogno di conquistare uno sportivo professionista (un po’ la velina col calciatore, per intenderci).
2. Minami è un personaggio sleale, una calcolatrice
Fin dalle prime vignette di Touch, Minami dimostra di avere occhi solo per Tatsuya (Tom), senza mai cambiare i propri sentimenti. Tuttavia, non lo confessa al povero Kazuya (Kim), il quale continua a illudersi. Quando Kazuya vorrebbe baciarla (volume 7, pagine 17-18-19), lei non lo respinge con decisione, come forse avrebbe dovuto. Alcune intervistate giudicarono questo atteggiamento meschino, altre lo interpretarono come un atto di pietà. L’opinione diffusa fu che Minami volesse tenersi buono Kazuya per convenienza personale, così da farsi portare al Koshien.
3. Minami eccelle in tutti i campi, anche in quelli in cui non dovrebbe
Minami è carina, diligente, ottiene ottimi voti, è brava nello sport e, in più, gode delle simpatie dell’altro sesso. Se fosse un uomo, probabilmente si attirerebbe l’antipatia di numerosi rivali gelosi.
Sorprendentemente, però, le donne giapponesi non detestano di per sé una primadonna con tali qualità: al contrario, tendono ad ammirarla, in quanto donna capace di conquistare riconoscimenti negati alla maggior parte delle sue simili. Tuttavia, anche le primedonne hanno i loro difetti, soprattutto nei settori considerati minori, quelli in cui le giapponesi meno dotate si sono impegnate a specializzarsi per ritagliarsi uno spazio.
Perché, dunque, molte lettrici ammettono di detestare Minami? Probabilmente perché, a loro giudizio, lei agisce con una sottile scaltrezza senza mai oltrepassare certi limiti, proprio là dove invece dovrebbe farlo. Non fa la civetta, non ostenta, non approfitta del proprio status: e questa perfezione, questa figura dominante e imbattibile che eccelle anche dove non dovrebbe, la rende un’avversaria troppo temibile.





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