Il fallimento dell'altra Mimì (2)

Nato dalla fusione di serie pallavolistiche precedenti e caricato dell’aspettativa di guidare la riscossa dello spokon femminile, Ashita e Attack! finì invece per fallire clamorosamente.

Le cause potrebbero essere molteplici. Ma forse, più di tutto, nel pieno dell’era delle maghette e dei robottoni, Ashita e Attack! si rivelò un anime ormai troppo fuori moda e di conseguenza non riuscì a catturare il pubblico giovane. Ho chiesto lumi a qualche collega appassionato che avrebbe potuto intercettarlo all’epoca e molti non ne ricordano nemmeno l’esistenza. L’anime non beneficiò mai di repliche o di versioni home video, precipitando in breve tempo nell’oblio. Di certo, lo ricorderanno con più affetto gli appassionati italiani degli anni Ottanta.



La trama di Ashita e Attack!

Una leggera rinfrescatina alla trama del cartone: in passato, nel club di pallavolo del liceo Tachibana (che va pronunciato Tacibana, non Takibana come nella versione italiana), pare che le senpai veterane sottoponessero le matricole ad allenamenti infernali. A causa di queste vessazioni, una studentessa aveva addirittura perso la vita. 

Di fronte a una tale tragedia sulle spalle, la scuola non aveva avuto altra scelta se non smantellare il club di pallavolo fino a quando la protagonista Hijiri Mimi si intestardisce di riportarlo in attività: è da questa serie di eventi che comincerà la storia di Ashita e Attack!.

Il primo problema che il rinato club affronta è la mancanza di giocatrici. Una brutta storia si diffonde in tutta la scuola e cioè che lo spirito della ragazza morta durante quel tragico allenamento aleggerebbe proprio nella sede del club. Motivo per cui molte ragazze, seppur amanti della pallavolo, terrorizzate, rifiuterebbero di iscriversi. Mimi e l’amica fidata Yukari si sforzano perciò di riformare la squadra tra mille difficoltà.

In passato, forse, i giapponesi percepivano gli spettri come qualcosa di più reale. Le liceali di oggi non si spaventerebbero troppo dinnanzi a un’evenienza del genere, anzi. Comunque sia, l’inizio goffo e caotico causato dalla presenza dello spettro rende la prima parte della trama abbastanza avvincente.

I personaggi

Hijiri Mimi (il nome Mimi andrebbe pronunciato senza accento, mentre nella versione italiana diventa Mimì Miceri, con l'accento) 

È una delle protagoniste ed è determinata a ricostruire il club di pallavolo scioltosi a causa di un drammatico incidente del passato. Viene continuamente stimolata dalla bionda Asuka e da un gruppo di matricole poco sveglie. Vive con la nonna e il fratellino dopo aver perso presto i genitori. Ha un carattere materno e caloroso, ma dentro cela uno spirito indomabile. A differenza di Kozue (l’altra Mimì più famosa) non è testarda né litigiosa e dà grande valore alla cooperazione. Insomma, è una ragazza allegra e propositiva che frequenta l’ultimo anno di liceo. 

Nota a margine: un amico mi ha fatto notare che a doppiare Mimi fu Koyama Mami, oggi celebre per dare la voce a Big Mom in One Piece. Me l'hanno fatto notare, perché non me n'ero accorto. Curioso pensare che la Koyama abbia interpretato una dolce e innocente giovane pallavolista, mentre ora presti la voce alla gigantesca vegliarda.

Sugihara Yukari (Karin)

Membro attivo del club di pallavolo. È l’unica alleata di Mimi e sua preziosa risorsa in campo. Ha un carattere più spigliato della protagonista e spesso interviene con osservazioni che collimano col punto di vista dello spettatore. È anche brava nello spiare e relazionare sulle avversarie della squadra prima di ogni match.



Ichijo Asuka (Jenny Maxwell)

Asuka è l’altra protagonista, una ragazza dall’aria aristocratica ma con un carattere forte e determinato. Bella e bionda, ricorda vagamente Hayakawa Midori, la partner dell’altra Mimì. Insomma, una specie di mina vagante.

Asuka adora la pallavolo tanto quanto Mimi e possiede pari talento e abilità, ma il suo carattere tormentato la porta spesso a essere di ostacolo alla squadra. Ha subito una ferita profonda nell’animo e bisogna attendere fino al tredicesimo episodio perché riacquisti una sincera spontaneità. Durante le partite, dettaglio raffinato, porta i capelli legati in una coda.

La prima parte dell’anime, oltre alla rifondazione del club, riguarda soprattutto la trasformazione della bionda Asuka in una vera giocatrice di pallavolo. Asuka non mostra il minimo timore e resta fedele a sé stessa. Fa sempre ciò che vuole, senza esitare davanti a nessuno. Ha vissuto un passato travagliato che l’ha resa diffidente verso gli altri, ma l'interazione con le compagne (in realtà, solo con Mimi) la rende pian piano più disponibile nei confronti del prossimo: un cambiamento davvero piacevole da osservare. 

Asuka, inoltre, si rivelerà un vero mostro mentale. Non cede di un millimetro nemmeno di fronte al presidente del consiglio studentesco, al vicepreside, o al gigantesco capitano del club di judo, Arashi Sankichi (si pronuncia Sanchici, non Sanchichi come nella versione italiana).



Il trio delle matricole: Sekiya Kimiko, Ota Tomiko e Nishi Sumie

Sono delle assolute principianti, pallavoliste goffe e poco affidabili. Tomiko, cicciottella, e Kimiko, appassionata di rakugo (in italiano lo adattarono con yoga), si uniscono al club con la speranza di incrociare il fantasma. Mentre Sumie, la più piccolina e servizievole, con la vocina da maiko e i capelli a caschetto, si iscrive per diventare la manager del club, non una giocatrice.

Nel corso della serie le tre migliorano costantemente, al punto che verso la fine coprono gli errori di Asuka, nonostante questa giochi a un livello da semiprofessionista. Nella finale dell’Inter-High, sostengono emotivamente Mimi e Asuka che stanno attraversando un momento di crisi di gioco. Il loro sviluppo è davvero appagante.

A proposito, lo spassoso Sankichi è doppiato da Tatekabe Kazuya, famoso per prestare la voce a Giant (il Giangi di Doraemon). Capitano del club di judo, un club così importante da vantare perfino un’associazione di sostenitori, Sankichi è alto circa 2 metri e pesa sui cento chili. 

Il suo comportamento è sorprendentemente normale: non fa nulla di malvagio, ma per qualche motivo finisce sempre per subire. Asuka gli sgonfia le ruote della bici, il suo cestino del pranzo viene buttato, prende ceffoni gratuiti e subisce un serio infortunio che lo tiene fuori gioco per tre settimane dal tatami. 

Le ragazze del club spesso lo maltrattano, eppure lui continua a sostenerle in modo genuino. Quando viene messo con le spalle al muro, si inginocchia e si scusa. Gigante buono e indispensabile, Sankichi occupa così tanto tempo sullo schermo che si può quasi dire sia lui il terzo protagonista della storia!



Eccoci all’ultimo personaggio, 
Hara Daisuke (l’allenatore O’Hara), da me soprannominato il coach inutile.

È un ex giocatore della Nazionale giapponese e diventa l’allenatore della squadra di pallavolo del liceo Tachibana. Daisuke ha un passato oscuro: pare avesse ferito gravemente un compagno di squadra durante una sfida personale. Un personaggio sfuggente, quasi impenetrabile, ma meno eccentrico di coach Hongo dell’altra Mimì. Infatti, nel quotidiano, Daisuke è una persona tranquilla e non perde mai la pazienza né maltratta le giocatrici. 

Questo ex giocatore fenomenale ed ex membro della nazionale giapponese, arriva dunque al club con grandi aspettative. Tuttavia, nella pratica, serve a poco. Quando la squadra è in difficoltà e gli chiede consiglio, lui spesso risponde "pensateci da sole" con un sorrisetto malizioso. Oppure, "non c’è bisogno di tattiche, se giocherete a mente libera, vincerete di sicuro".

In situazioni come organizzare partite o fare trattative col club di basket per l’uso del campo si dimostra molto attivo, ma durante gli allenamenti o le partite si eclissa dal suo ruolo. Alla fine, è quasi sempre Mimi a decidere tutto: strategie di gioco, istruzioni agli altri membri, direzione degli allenamenti, etc.

Un’ultima curiosità: coach Hara, durante il torneo nazionale, alloggia nella stessa stanza con le liceali: si diverte guardando spettacoli di rakugo e finisce pure per sbirciare nella camera da letto delle sue giocatrici! Oggi, una scena del genere non si potrebbe mai trasmettere. 

A proposito di fan service, non è quel tipo di anime, quindi non sperate in nessuna immagine provocante negli spogliatoi o davanti agli armadietti, niente mutandine o docce dopo le partite. Si scorge solo il reggiseno di Mimi per qualche secondo.

(2- continua)

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