Sasuke il piccolo ninja

Cos'è che piacque fin dal primo momento di Sasuke il piccolo ninja? 

Forse il tratto fanciullesco del maestro Shirato Sanpei, che profuma così tanto di anni '60 (il manga risale al 1961, mentre l'anime al 1969)? Oppure i colori cupi e sfumati, quasi mai vivaci, che accompagnano la drammaticità delle vicende? 



Oppure la storia stessa, che si snoda alternando pochi avvenimenti lieti a molte scene truci e sanguinolente, realistiche all'inverosimile, spesso prive di un briciolo di pietà? O ancora, la mania del maestro Shirato di giustificare con spiegazioni scientifiche i vari trucchi ninja che si susseguono di episodio in episodio?

La coincidenza volle che Sasuke il piccolo ninja debuttasse quasi in contemporanea con Kamui den (in Italia, L'invincibile Ninja Kamui), altro capolavoro di Shirato. Era il biennio 1981-82. All'epoca fu immediato il paragone tra i due cartoni, storie che avevano molto in comune: crude, spietate, violente e disincantate. Storie che parevano pennellate con l'inchiostro di china. Una miriade di sfumature che spaziavano gradualmente dal grigio al nero. Le figure disegnate appartengono a personaggi reali o leggendari del tribolato medioevo giapponese, ricavati da storia e letteratura, e inseriti nel contesto del più turbolento periodo del medioevo giapponese.



Shirato creò degli autentici capolavori, da far venire i brividi. Come spesso accade, l'anime non ricalca esattamente le vicende del manga. Così come successe in Ganbare Genki (Forza Sugar), anche il cartone Sasuke il piccolo ninja si interruppe in anticipo rispetto alla storia originale, terminando con un finale zeppo di interrogativi. 

Un finale che puzzava di tagli e frettolosi riadattamenti. Peccato, perché la vicenda, con i suoi splendidi riferimenti storici al sengoku jidai, la storia avrebbe meritato di proseguire fino alla sua naturale conclusione. Sengoku jidai si riferisce a un periodo tumultuoso della storia giapponese che va circa dal XV secolo alla fine del XVI secolo. Analizzando le parole, sengoku significa stato in guerra, mentre jidai significa periodo o epoca. Quindi, sengoku jidai può essere tradotto come Epoca degli stati combattenti. 



Durante questo periodo, il Giappone fu caratterizzato da una serie di conflitti armati, guerre civili e lotte per il potere tra i vari daimyo (signori feudali) e i clan regionali. Fu un periodo segnato da instabilità politica, ribellioni, alleanze mutevoli e scontri militari su vasta scala.

Durante la guerra tra gli shinobi del clan Koga e quelli del clan Iga, molti dei protagonisti del cartone faranno una brutta fine. 

Morirà Daisuke Oozaru (Daisuke, la grande scimmia), il padre di Sasuke, un ninja del clan Koga leale al daimyo Sanada Yukimura, contrapposta alla corrente Iga del cacciatore di ninja Hattori Hanzo. Oozaru appartiene ai sarutobi (scimmie volanti), la leggendaria squadriglia maestra nell'arte del ninjutsu. Braccato dal nemico giurato Hanzo, il padre di Sasuke, specialista nel camuffarsi in un cinghiale, soccomberà facendosi saltare in aria nei pressi di un ponte.



Morirà pure la madre di Sasuke, uccisa dalla ninja Kaede, figlia di Hanzo. Questo avvenimento è raccontato anche nel cartone. Morirà la seconda moglie di Oozaru, Sugaru (nel cartone la chiamano Wakana), disertrice appartenente ai ninja Iga, dopo aver partorito Kozaru (Piccola scimmia, il fratellastro di Sasuke). E morirà sua figlia Kaede (rinominata Kaori nel cartone per non confonderla con l'omonima avversaria), che precipiterà giù da un ponte.

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