Touch - Prendi il mondo e vai (1)
Il baseball liceale e la love comedy nei manga sono come due binari apparentemente scollegati, che puntano in direzioni diametralmente opposte. Tuttavia, a metà degli anni '70, qualcosa cambiò.
Quando questi due binari vennero congiunti dettero vita a un connubio narrativo che conquistò i lettori. E quando entrò in scena il geniale Adachi Mitsuru, il risultato fu inevitabilmente vincente.
Touch (Prendi il mondo e vai) è una storia che lasciò un'impronta indelebile nel cuore degli appassionati di Adachi, indipendentemente dalla loro età. Nonostante sia incentrato sul baseball, il manga può essere apprezzato anche da coloro che non hanno alcun interesse nello sport. Adachi modellò i suoi personaggi principali sulla struttura di Nine, pubblicato nel 1978. Il successo di questa storia breve preparò il terreno a Touch, che fece il suo debutto nel lontano 1981 sulle pagine ruvide di Shukan Shonen Sunday.
Il significato del titolo è abbastanza noto. Touch deriva dal termine baton tacchi, una reinterpretazione fonetica dell'originale baton touch, che si riferisce al passaggio del testimone. Questa azione viene descritta nel manga quando i gemelli Uesugi si sfidarono durante una gara di staffetta. Nella conversazione informale, il termine può essere tradotto come adesso tocca a te, con sfumature diverse a seconda del contesto. In questo caso, il sottinteso è piuttosto chiaro: adesso tocca a te provare a realizzare il sogno di lei -Minami- di andare al Koshien.
Esaminare il manga dal punto di vista logistico è piuttosto interessante. Partiamo dalla scuola. I gemelli Uesugi (Kim e Tom Brandell) e Minami frequentano un liceo chiamato Meisei Gakuen, che è idealmente situato in una municipalità di Tokyo. In realtà, basandosi sugli ideogrammi del nome, un liceo Meisei Gakuen a Tokyo esiste davvero, ed è ubicato nei pressi del quartiere di Mitaka, a soli venti minuti a piedi dalla stazione ferroviaria di Kichijoji. Tuttavia, la diversa lettura degli ideogrammi del nome lo indica come Liceo Myojo.
Il significato affascinante di Meisei, che significa stella del mattino, stella della sera o Venere, ha fatto sì che molte scuole abbiano adottato questo nome. Infatti, ci sono numerosi licei chiamati Meisei o Myojo sparsi in tutto il Giappone. A Tokyo Ovest, in località Fuchu, sorge il Meisei Kotogakko (Istituto Superiore Meisei), mentre altri Myojo sono presenti in Hokkaido così come a Fukuoka. Adachi scelse il nome di una scuola nella regione del Kansai, precisamente il Meisei Gakuen di Osaka.
Per quanto riguarda la pianificazione del complesso edilizio della scuola, che dette origine alle stupende tavole caratteristiche di Adachi, la scelta cadde sul liceo Nichidaini di Suginami, una municipalità centro-orientale di Tokyo. Con il passare degli anni, la struttura della scuola è notevolmente cambiata. Tuttavia, al giorno d'oggi, è ancora possibile individuare qualche angolo fedele alle vignette di Adachi.
Per quanto riguarda le uniformi scolastiche, dopo aver visitato vari istituti del paese, per i suoi protagonisti maschili Adachi scelse di adottare il gakuran, un'uniforme scolastica piuttosto sobria, mentre per le protagoniste femminili il blazer del liceo Kosei di Shiga. Nello specifico, una divisa blu con camicia bianca e cravattina rossa.
Inoltre, il liceo Kosei fornì parecchi spunti all'autore per raffinare l'ambientazione di Touch. Fondato nel 1983, il club di baseball del liceo Kosei riuscì nell'impresa straordinaria di presentarsi ai nastri di partenza della 67ª edizione del Koshien (1985), cioè tre anni dopo la sua fondazione. Questa cenerentola sconfisse squadroni del calibro del Tohoku giungendo fino alle soglie della finale. I giornali lo chiamarono Kosei senpu (il turbine Kosei o il sensazionale Kosei) e ancora oggi molti appassionati ricordano con nostalgia quell'evento sportivo.
Negli anni '70, la parte del leone dei manga sul baseball se l'era presa la serie Kyojin no Hoshi (Tommy la stella dei Giants), una storia incentrata sull'atletismo, sulla tenacia e sulla passionalità, ovvero gli elementi tipici che ben rappresentavano il genere fumettistico del spokon manga (neologismo coniato sfruttando l'unione delle parole supotsu, cioè sport, e konjo, ovvero temperamento, tenacia).
Tuttavia, alla fine di quel decennio, Adachi Mitsuru introdusse una rivoluzionaria e spensierata prospettiva, denominata shori ni kodawaranai yakyu (baseball liceale non ossessionato dalla vittoria), che ebbe il merito di soppiantare la corrente precedente. Con Touch, Adachi presentò una storia innovativa, rompendo i canoni del spokon manga.
Essendo un grande appassionato di rakugo (una forma tradizionale di monologo umoristico in cui un narratore, noto come rakugoka, si esibisce seduto su un piccolo cuscino, utilizzando solo un ventaglio e un fazzoletto come accessori), Adachi inserì in Touch una componente parodistica che apportò un tocco scanzonato a tutto il genere, aggiungendo elementi di umorismo e divertimento alla storia.
Nelle pagine del manga si trova un esempio interessante: quando Tatsuya (Tom Brandell, nella versione italiana) visita per la prima volta lo stadio Koshien, si trova dinnanzi a quattro giocatori rivali, desiderosi di confrontarsi con colui che ha eliminato il liceo Sumi Ko del fuoriclasse Nitta Akio (Nello, nella versione italiana). I quattro antagonisti, come da prassi nei manga sportivi, si presentano tronfi declamando le loro abilità sportive e lanciando a Tatsuya delle sfide bellicose. Tuttavia, lui li liquida con un breve Totemo oboekiren... (non posso ricordarmi di tutta questa gente).
La presentazione formale dei rivali era una caratteristica imprescindibile nel rigido e passionale mondo dei spokon manga. Tuttavia, in Touch, Adachi la rende oggetto di una brillante parodia, così ben riuscita che altri autori smisero di utilizzare quel rigido cliché nelle loro storie sportive. Il concetto di sfida e rivincita è considerato sacro nel mondo sportivo giapponese, eppure Adachi sembra essersi divertito a smontarlo con ironia. Quando Nitta gli propone un'altra rivincita, Tatsuya risponde con fermezza Mo ii yo... tsukareru kara (adesso basta dai, che poi mi stanco sul serio).
(1- continua)




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